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Brevi cenni sulla vita e la poesia di E.D. di Raffaella Gallerati

Poeta, fra i più grandi dell’800, Emily Dickinson si è stretta in un nodo tanto forte con la poesia che la morte “nel silenzio dell’aria,fra uno schianto e l’altro della tempesta” non ha potuto sciogliere. Più dell’amore, seppure smisurato e incondizionato,la creazione poetica è il suo fare esperienza dell’essere. La poesia di Emily Dickinson è l’infinito che l’istinto di eternità,ogni giorno,le fa abitare,l’innermost core dove “la mente col cuore forma un solo continente”.
Il suo pellegrinaggio terreno non la porta mai molto lontana da Amherst,un puritanissimo villaggio del Massachussets,dove nasce nel 1830.A South Hadley,cittadina della sua stessa contea,compie gli studi superiori nell’Accademia fondata da suo nonno.”A tutte le insegnanti il mio cuore si lega con forti vincoli di affetto”scrive all’amica di allora Abiah Root.Emily ama studiare,si appassiona alla botanica,alle scienze,alla filosofia,si distingue come allieva ma “è senza speranza” per coloro che la vogliono convertire al cristianesimo.In un’altra lettera si confessa così all’amica: “Tuttora non mi arrendo al Cristo,ma penso di non essere totalmente indifferente su un argomento così solenne e importante”.Se le sue compagne di collegio si professano cristiane,Emily osa la sua diversità e si incammina da eretica verso il futuro.Sarà questa prima ribellione a farle assaporare il potere di un’autodeterminazione con cui sfiderà il suo tempo.
Quando la gente di Amherst comincia a parlare delle sue stranezze e l’addita come “il mito”,Emily ha già abdicato a quel mondo per ritirarsi nella quieta rassicurazione della sua stanza e più non oltrepasserà il purpureo giardino “per andare in un’altra casa o città”.La “Homestead” nella quale Emily si confina ha un continuo via vai di gente,è ricca di riverberi cultural/mondani grazie agli impegni politici del padre e del fratello Austin. Dunque,misteriosa,estrema ma comprensibile è la scelta di questo appartarsi,necessaria alla vita del pensiero,alla sua poesia,alle letture,alla fitta corrispondenza con gli affetti,i precettori,gli amici,gli estimatori.Fuori c’è un mondo contratto nel moralismo del puritanesimo,nell’autoritarismo patriarcale,dentro anche la malattia della madre comincia ad agitare le mura domestiche e il suo cuore.Per Emily non c’è di meglio che la poesia.La sposa per volare in alto,libera.
La sua veste è sempre di un candore monacale,sotto il rame brunito dei capelli. Emily doma ogni giorno la morbida capricciosità dei suoi ricci,li spazzola e li raccoglie con cura in due bande allisciate sulle orecchie,mentre sbircia nello specchio il riflesso di quegli occhi che hanno “il colore dello sherry lasciato dall’ospite in fondo al bicchiere”.Occhi il cui sguardo comincia a vacillare pur sapendo flettersi sui reami dell’invisibile. Le stagioni si avvicendano.Ognuna porge a Emily un diadema di luci che splenderà per sempre nei suoi versi.L’evanescente bellezza dei cieli di Amherst spiega scenari a oriente come a occidente.In questa latitudine,il ricco repertorio dei colori è quanto di più mutevole e suggestivo la luce sappia interpretare.E non invano se certe sue liriche anch’esse “bollettini per l’immortalità” ne danno notizia e ancora ci deliziano.Oltre le tre finestra della stanza,il profilo delle colline,immobili sullo skyline di Amherst,sembra trattenere il fiato al “fischio del treno” che dà a tutti il senso di una nuova vita”.
Emily,scrive,co/spira con la solitudine e la poesia,contempla contempla,allena i sensi e l’intelletto ai segreti nascosti nella fitta trama del quotidiano e,cucito a essa,al mistero dell’anima che s’interroga e si svela;si fa testimone della natura per carpirne e diventare la piena ottava delle sue segrete armonie.In solitudine scruta l’invisibile,gusta l’attesa,tende l’orecchio su frequenze subliminali,addomestica i suoi versi,anima le sue lettere.E riesce a trattenere nei secoli persino l’effimero del vento che apre corridoi nei frutteti della contea o il passaggio delle anatre selvatiche con quelle “soste di piuma” sugli specchi delle ninfee.Insomma,che si tratti di sottigliezze metafisiche,di rapimenti estatici,di folgorazioni o di visioni ultamondane,non è forse il suo poetare,giorno dopo giorno,la sfida vinta con l’eternità?
Poesia taumaturgica e vitale per Emily,il cui canto sa lenire le ferite dell’orgoglio o blandirlo,frenare e pure allentare le tentazioni,rischiarare la tenebra del cuore,del dolore,delle separazioni.
Dal lavoro alchemico del linguaggio,dalla passione per la parola,Emily Dickinson trae il presagio della sua futura fama.Trasfigurare gli ordinari significati dell’esistenza in essenze sublimi è compito della poesia.A essa inclina i giorni che veloci s’inarcano negli anni.Consegnare nelle mani dei “destinatari”i preziosi frutti rubini della sua arte è l’ambizione alla quale piega il suo presente e il suo talento. Non prenderò spazio ulteriore nel ricostruire il mondo relazionale di Emily Dickinson,di cui da in parte testimonianza il voluminoso epistolario.E rimando ai numerosi studi biografici di cui è ricco il panorama letterario.
Posso ricordare che intensi restano per sempre gli affetti familiari,fitta la corrispondenza delle amicizie di penna,mai interrotto il carteggio che fu copioso con l’amata amica e cognata,Susan Gilbert e col fratello Austin. Torno, infine,sulla sua poesia con pochi e brevi cenni.La raffinata,straordinaria sensorialità di Emily Dickinson,si allea a una tecnica fortemente innovativa per formulare spesso frasi rapide e illuminanti.
Sono fulminee/istantanee nel disvelamento dell’ovvietà o brevi sentenze in cui si condensa l’arguzia del suo intelletto.Talvolta è l’ombra del presentimento che si allunga ma per non più di tre versi.Non c’è spreco di parole fra lo svettare delle maiuscole sulle lettere dei sostantivi,lo spazio lineare dei trattini e la piena libertà delle rime. La mole del lascito poetico di Emily Dickinson,ignota a molti dei suoi contemporanei,sa dire a noi destinatari/ie quanto febbrile e luminoso possa essere il (fare)segreto di una donna.Di tale dovizia,cullata dal mistero,Emily fu gelosa custode,fino al giorno in cui “gentilmente la morte si fermò” per lei,portandole l’immortalità.
Delle 1778 liriche,ne scelgo e ne leggo solo alcune,per me significative.Tradurre e interpretare i versi di Emily è un rischio che corro,malgrado certe remore razionali.Avrò la sua e la vostra indulgenza?

Raffaella Gallerati